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Malato di brutto

Il mondo è malato, malato di brutto, e, purtroppo, non è un modo di dire, invaso com'è da virus e locuste.  Malato di brutto non ex abrupto, ché d'improvviso non s'è ammalato, il mondo, in pericolo in verità dall'opponibile pollice del sapiens, a ben vedere, oggigiorno, insapiens. Malato di brutto nella doppia accezione di malato grave e pasciuto di bruttezza. A nutrirlo, il povero mondo, ci pensa l'insapiens, tanto insapiens da centrare l'insaporo e mancare l'inodoro. Puzza l'insapiens, la vita sua è più o meno lenta decomposizione, fisica e, smessa dal canto nostro perniciosa dicotomia, morale. La morale è che non c'è mai stata morale: l'insapiens non sa cos'è buono e giusto per sé, lasciamo stare per i cari che di caro, lui, l'insapiens, se maschio ha l'ingombro fallico, se femmina, la gravidanza, entrambi la carriera. E li vedi, i purulenti, armeggiare di giorno nelle giostre degli uffici, autoridottisi, un tempo cavalieri, a
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Parlo per me

Parlo per me, perché nessuno insegna niente. Imparare sì, si può, ma insegnare no. Parlo per sentito dire, perché bisogna parlare. Di comunicare faccio a meno, ma parlare è necessario: c’è di mezzo il corpo. Chi non parla si ammala Piuttosto straparlare, abbandonarsi alla logorrea come fanno tanti Tutto pur di fuggire la maggioranza silenziosa, i cari estinti Dare fondo a memoria e rimasugli di futuro, schegge di nostalgia Ricordo una merenda con l’ uovo sbattuto, le tende a figure agro pastorali filtravano luce gialla. Per esempio Era l’infanzia, quando le scuole finivano a maggio e riprendevano con ottobre, quando per quattro mesi ci si inselvatichiva, sempre in mezzo ai campi, insieme ai contadini, il frinire dei grilli, la meraviglia delle lucciole, il bagno serale a scongiurare pidocchi e zecche I racconti macabri e   la crudeltà dei nonni a ridere del terrore sui volti dei ragazzini A staccare, un mese di mare, Torvajanica   Passo Scuro Terracina e poi l

Lulù Courage

Buio Accendo stellina con prospero o accendino. Brucia e splende, una volta spenta la butto in secchio d’acqua. Al buio dico - Che schifo! Luce. - La scintilla è spenta. Al suo posto, fiamma di licopodio. Fiamma da palcoscenico, buona nemmeno ad accendere una pipa. (Pausa) Il mondo muore. Pausa. Eja popeia che cosa fruscia fra la paglia (3 sussurrato e in crescendo) I Teatri sono vuoti, il pubblico non ci va. La colpa è tutta dello Stato. Perché non si istituisce il teatro dell’obbligo? Se ognuno sarà costretto ad andare a teatro, le cose cambieranno immediatamente. Perché credete che abbiano istituito la scuola dell’obbligo? Nessuno scolaro andrebbe a scuola se non fosse costretto ad andarci. Per il teatro, anche se non è facile, forse si potrebbe fare lo stesso. Con la buona volontà e il senso del dovere si ottiene tutto. Non è forse vero che anche il teatro è una scuola? Si potrebbe istituire il teatro dell’obbligo a cominciare dai bambini. Cento scuole in ogni gran

Fame

Le regole ci stanno per essere infrante, sia chiaro. Non andrò in Paradiso, meglio, mi farei due palle così, ma sono una grande attrice, non credetemi! All’Inferno, all’Inferno! Ci sono abituata d’altronde. Sì, anche se è vero che la vita è meravigliosa, grazie Clarence!, è vero pure che il mondo è immondo. Come sopportare a braccia conserte la povertà dei più? La miseria vera, la fame, il freddo, la malattia senza poter comprare medicine, nessun diritto. Tutto al rovescio, mi sento a testa in giù, bisogna cambiare tutto. Il sogno di una cosa, il comunismo, dice quello, è come prima di farsi la prima sega, la sega prima di farsi la sega. Il vero amplesso è l’Anarchia! Godi Popolo! Non avremo niente, niente. In verità tutto. Alleluja! Santa Anarchia. Santa Pace, unica legge, l’Amore. Sarete sempre più poveri e perciò sempre più individualisti, individualismo becero, quello del si salvi chi può. Quello che trasforma le persone in gente; persone, nient’altro che creature mascherate,