Parlo per me, perché nessuno insegna niente. Imparare sì, si può, ma insegnare no. Parlo per sentito dire, perché bisogna parlare. Di comunicare faccio a meno, ma parlare è necessario: c’è di mezzo il corpo. Chi non parla si ammala Piuttosto straparlare, abbandonarsi alla logorrea come fanno tanti Tutto pur di fuggire la maggioranza silenziosa, i cari estinti Dare fondo a memoria e rimasugli di futuro, schegge di nostalgia Ricordo una merenda con l’ uovo sbattuto, le tende a figure agro pastorali filtravano luce gialla. Per esempio Era l’infanzia, quando le scuole finivano a maggio e riprendevano con ottobre, quando per quattro mesi ci si inselvatichiva, sempre in mezzo ai campi, insieme ai contadini, il frinire dei grilli, la meraviglia delle lucciole, il bagno serale a scongiurare pidocchi e zecche I racconti macabri e la crudeltà dei nonni a ridere del terrore sui volti dei ragazzini A staccare, un mese di mare, Torvajanica Passo Scuro Terracin...